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USA, LA RIVINCITA DELL'ITALIANO
11 novembre 2010 — pagina 48 sezione: Cultura
NEW YORK - Non c'è bisogno di affidarsi a San Cristoforo Colombo: un pizzico d'Italia si ritrova perfino nella Dichiarazione d'Indipendenza, con quella frase, «Tutti gli uomini sono creati uguali», che Benjamin Franklin rubò all'amico Filippo Mazzei, «Tutti gli uomini sono per natura ugualmente liberi e indipendenti». Ma tant'è: l'italiano era stato ingloriosamente cancellato dai curriculum Usa. Eppure negli ultimi 10 anni gli studenti d'italiano sono aumentati del 60 per cento e la lingua è l'unica straniera in crescita nelle superiori. C'è voluto non solo il pressing, che è una parola inglese, ma anche l'italianissimo catenaccio in cui l'ambasciatore Giulio Terzi ha chiamato in difesa aziende come Eni, Fiat, Finmeccanica, Luxottica, Mediterranean Shipping Company e Unicredit, per trovare il sostegno finanziario e reintegrare l'italiano nell'Ap, cioè nell'Advanced placement program, l'esame il cui superamento permette di acquisire crediti nelle università Usa e straniere. «È un successo del Sistema Italia» ha detto Terzi. E il sottosegretario agli esteri Vincenzo Scotti si è augurato che le famiglie italoamericane colgano ora «l'opportunità» di integrare l'educazione dei figli.
Magari. La lingua, o meglio il dialetto, dei padri non è più parlata neppure tra gli italoamericani più in vista. A partire dal nuovo governatore di New York, Andrew Cuomo. La cui mamma Matilda- che pure tanto ha combattuto per la lingua - qui fa notizia per la difesa di un'altra tradizione: la lasagna.
Angelo Aquaro